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(di Giulio Betti, postato il 07/01/2018) (pubblicato
sul gruppo facebook Economia Democratica il
06/01/2018) Questo è il primo articolo di una serie che
avrà come oggetto le vicine elezioni politiche italiane, che avranno luogo il
4 marzo 2018. Ad ormai meno di due mesi da questo importante appuntamento,
vane sono purtroppo le speranze di vedere costituirsi una maggioranza solida
e contraria con decisione al sistema economico e politico europeo nel quale
il nostro paese ancora permane, nonostante decenni di stagnazione, recessione
economica ed impoverimento della popolazione. Oggi ci
dedichiamo alle posizioni di Luigi di Maio, candidato premier di
Movimento 5 Stelle, il partito che i sondaggi danno come il favorito. La parola a Giulio Betti. Ce l'avete chiesto in tanti: ecco la lettera del candidato
premier m5s Di Maio inviata e pubblicata oggi su La Stampa. Si parte con l'evergreen "debito pubblico che pesa sulle
giovani generazioni" evitando accuratamente di dire che se fosse un
debito pubblico denominato in valuta nazionale sarebbe garantito senza
problemi da Bankitalia, per poi passare da un
"non prevediamo assolutamente spesa in più" (pauraa!)
a un "piano di investimenti" poche righe dopo per realizzare tanti
bei progetti.. magari ci si potrebbe anche decidere, non trovi? E come si finanziano queste spese in
investimenti produttivi, che adesso vuoi fare? Ma con il taglio della spesa da un'altra
parte, facile! Via gli sprechi. Perchè il piano di Cottarelli era
"un'ottima base di partenza". Ah, bello quello. E la letterina si conclude poi con i
magnificenti 780 euro al mese se non
hai un lavoro, che se ti va male il centro per l'impiego magari ti trova
un lavoro da 800 euro mensili ultraprecario, e tu
accetti perchè sennò al terzo rifiuto... via pure i
780! Ovvero il fallimentare modello tedesco di
riforma dei centri per l'impiego targato Hartz, allegriaaa signori! Ma seriamente, di che stiamo parlando? La solita politica dell'allegro
riordinatore dei conti, tolgo di qua e metto di là, sposto di sù e ricolloco di giù. LA SPENDING REVIEW, Dio mio... questi sono ancora alla Spending Review. Ovviamente come gli investimenti pubblici e
l'aumento del deficit si concilino con l'obbligo di pareggiare il bilancio
pubblico stabilito dal Fiscal Compact, beh, non è proprio dato saperlo. Perchè Di Maio, su moneta unica
ed Unione Europea, non proferisce una sola parola nella letterina. Infatti mi domando, ma tutti i personaggi
politici (non solo Di Maio, per carità, vanno da destra a sinistra) che in questi
mesi stanno promettendo investimenti produttivi e detassazioni a manetta, come pensano di vedersela poi con la
simpatica e misericordiosa Commissione Europea? A novembre ce l'hanno detto chiaro e tondo: Valdis Dombrovskis, il
vicepresidente della Commissione, dichiara che l'Italia, Belgio, Austria,
Portogallo e Slovenia devono "adottare le misure necessarie ad
aggiustare il loro percorso di bilancio". In particolare per l'Italia questo "si
dovrà tradurre in un impegno per una manova-bis che
vincoli fin da subito il prossimo governo. L’esecutivo che uscirà dalle urne a marzo
dovrà dunque cimentarsi per prima cosa con una manovra correttiva da almeno
3,5 miliardi – l’aggiustamento strutturale aggiuntivo richiesto per il 2018. Se ciò non dovesse accadere, si aprirebbe la
procedura d'infrazione che imbriglierebbe l'autonomia italiana nelle
decisioni di politica economica. " Sottolineo "manovra-bis CHE VINCOLI DA SUBITO IL NUOVO GOVERNO" A quanto pare Di Maio, e tanti altri
politici insieme a lui, questi vincoli non li considerano. Credono ancora di vivere in uno Stato
sovrano.... Comment
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