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FLAT TAX E
MINIBOT: IL PUNTO DI VISTA MMT SULLE PROPOSTE ECONOMICHE DELLA LEGA NORD. (di Marco Cavedon,
postato il 09/01/2018) Cos’è la flat tax che la
Lega Nord propone come possibile incentivo per la ripresa economica ? Si tratta di una proposta
del consigliere economico di Matteo Salvini Armando
Siri, che nel suo libro “Flat tax, la rivoluzione fiscale in Italia è possibile” spiega
come funziona. E’ una tassa non progressiva, che non rispetta l’articolo 53 della
Costituzione ? Non esattamente, perché è
prevista una deduzione forfettaria legata al numero dei componenti del nucleo
familiare ed inversamente collegata al reddito dichiarato. Ecco come funziona. Si applica
di base una tassa unica pari al 15%
del reddito imponibile con una deduzione forfettaria di 3.000 Euro per
ogni componente della famiglia, ma non in tutti i casi. Per i redditi fino a
35.000 euro è prevista la deduzione di 3.000 euro per ogni componente del
nucleo familiare, compreso il contribuente; per i redditi da 35.001 a 50.000
euro la deduzione di 3.000 euro si applica per ogni familiare a carico; per i
redditi superiori a 50.000 euro non è invece prevista nessuna deduzione.
Questo porta a pagare imposte reali differenti sulla base del reddito
imponibile e dei componenti del nucleo familiare. Si può avere il caso di
imposte zero (famiglie di 4 persone e un reddito dichiarato di 12.000 euro
l’anno) o di imposte al 15% (imponibile superiore a 50.000 euro). Quali sono i punti di forza
di questo meccanismo proposto ? Lo stato incasserebbe circa 63 miliardi di meno rispetto l’attuale
sistema di imposizione fiscale considerando anche la tassazione sulle società
di capitali. Potenzialmente si tratta
quindi di una manovra espansiva che lascia più soldi al settore non
governativo, aumentando il suo attivo e pertanto il suo potere di spesa,
l’ossigeno dell’economia reale. Quali sono gli aspetti negativi
di tale proposta ? Gli aspetti problematici sono legati al contesto in cui questa manovra
viene attuata, che allo stato attuale rimane alquanto fumoso. La Lega Nord sta infatti cercando l’appoggio di Forza Italia per
tentare di costruire una coalizione larga per vincere alle prossime elezioni
del 4 marzo 2018. Il problema è che Forza Italia è un partito fortemente
europeista e a difesa dell’eurozona,
all’interno della cui cornice è impossibile attuare manovre espansive di
spesa a deficit, sia in quanto le regole UE e del Fiscal Compact ce lo
vietano esplicitamente, sia perché la nazione Italia comunque utilizza una
moneta straniera che non può creare e controllare, senza pertanto la garanzia
politica di una banca centrale sotto il suo controllo disposta a finanziare
sempre il deficit di cui abbisogna. Contradditorio rimane
anche il punto circa il recupero dell’evasione fiscale.
Siri afferma che una minore imposizione fiscale si tradurrebbe in un recupero
di risorse dall’economia sommersa (il mantra paghiamo tutti meno tasse per
evadere di meno) e che i maggiori consumi porterebbero ad un maggiore incasso
dall’IVA. Pertanto prima si difende la
necessità di lasciare più risorse al settore privato di famiglie ed aziende,
per poi però sottolineare la necessità di recuperarle in un secondo tempo;
anche se va detto che Siri ritiene di recuperare nel primo anno circa 37
miliardi di Euro, quindi meno rispetto all’ipotetico buco pari a 60 miliardi. Resta poi da capire se questa
manovra sarà o meno accompagnata da stimoli nell’atto della spesa pubblica e
la retorica spesso ricorrente anche tra i partiti di opposizione circa la
necessità di contenerla, eliminando sprechi e riducendo il debito pubblico
anche del 40%, non lascia ben sperare. Serve la piena
consapevolezza che il debito pubblico in condizioni di sovranità monetaria
non è mai un problema, anzi, rappresenta l’attivo del
settore privato o non governativo. Non che manchino discorsi all’interno
della Lega Nord a favore del debito pubblico (vedere questo intervento
dell’economista Claudio Borghi), ma l’alleanza con Forza Italia e il
conseguente smorzarsi
dei toni rispetto l’intransigenza di pochi anni fa non fanno ben sperare. E la proposta dei minibot, in cosa consiste ? Ce lo spiega il loro ideatore, il responsabile economico della Lega
Nord Claudio Borghi, in questa
serie di messaggi twitter. Si tratta di titoli di
stato di piccolo taglio e senza interesse, di aspetto del tutto simile a
banconote da 5 a 100 Euro, che lo stato italiano
dovrebbe mettere in circolazione per pagare tutti i debiti della pubblica
amministrazione, a partire dai 70 miliardi verso le imprese, per poi
proseguire con il pagamento di crediti di imposta e dei risarcimenti ai
risparmiatori azzerati. Nell’idea di Borghi in più questi
minibot dovrebbero essere utilizzabili per ogni
transazione, compreso il pagamento delle imposte. Si tratta evidentemente di una strategia (alquanto confusionaria) per
tentare di mettere d’accordo le posizioni della Lega circa il ritorno alla
sovranità monetaria con quelle di Silvio Berlusconi, che propone
l’introduzione di una doppia moneta ma non di uscire dall’euro. La soluzione sopra descritta è problematica per vari motivi. Innanzitutto si tratta pur
sempre di titoli, cioè di strumenti finanziari che è possibile acquistare e
scambiare, ma non accreditare direttamente in conti correnti come la moneta a
corso legale. A fronte di un determinato ammontare di minibot
in valore nominale, il settore privato dovrà pertanto essere in possesso di
un pari ammontare di euro già in circolazione, per cui alla fine non si fa
altro che scambiare riserve con titoli addirittura a zero interesse, quindi
zero di guadagno al netto. In quanto strumenti finanziari di debito c’è poi il problema delle regole fiscali dell’eurozona, quali
il limite del deficit al 3% del PIL e il Fiscal Compact, in base al quale il
deficit strutturale dovrebbe essere addirittura pari allo 0% del PIL
(pareggio di bilancio), per poi proseguire con la riduzione del debito
pubblico al 60% del PIL. Chiaro che pensare quindi di emettere nuovi debiti di stato per un
ammontare pari alle banconote in euro in circolazione (pari a circa 100
miliardi) sarebbe del tutto improponibile, a meno che, come tra l’altro
ribadito più volte da Borghi e da Salvini, non si
decida di fregarsene delle regole europee, ma a quel punto tanto vale tornare
alla moneta sovrana e lasciare stare questo strumento farraginoso ed inutile. Se nelle intenzioni di Borghi comunque questo può equivalere ad emettere una nuova banconota
(denominata in euro ma che non è euro – confusione totale) per poter eseguire
anche le transazioni e pagare le tasse, questo
tuttavia non potrebbe essere accettato
dalle istituzioni europee. In base al Trattato sul Funzionamento
dell’Unione Europea infatti, all’Articolo 128 si specifica che “La Banca
centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di
banconote in euro all'interno dell'Unione. La Banca centrale europea e le
banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse
dalla Banca centrale europea e dalle banche centrali nazionali costituiscono
le uniche banconote aventi corso legale nell'Unione”. Poi a quel punto si potrebbe dire “eh ma allora se non accettano
usciamo”…appunto, il problema sono
però gli alleati con i quali si è accettato di scendere a compromessi per
andare al governo. Comment
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