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Vincolo esterno e inflazione: lo strano
caso di Australia, Nuova Zelanda e Turchia. (di Marco Cavedon, postato il 13/05/2014). Oggi vi voglio parlare di tre paesi e non di tre paesi qualunque, ma tre stati che le fonti ufficiali dipingono come economie benestanti, due dei quali rientrano a pieno rango tra le economie più avanzate secondo la classifica del Fondo Monetario Internazionale. Come mai sono importanti questi stati ? Vi ricordate dell’inflazione e delle partite correnti ? Ne abbiamo parlato diffusamente qui (http://www.memmtveneto.altervista.org/frodi3.html) e qui (http://www.memmtveneto.altervista.org/frodi6.html). Riassumendo, l’economia mainstream dipinge l’inflazione come uno dei mali peggiori, come qualcosa che necessariamente mina alla base la solidità di tutti i parametri macroeconomici più importanti, quali l’occupazione e il reddito nazionale; mentre la competitività (saldo positivo delle partite correnti) è assolutamente necessaria, in quanto una nazione può sopravvivere di fatto solo facendo sì che un’altra soccomba, nella gara globale al ribasso dei prezzi e dei salari reali dei lavoratori al fine di esportare il più possibile beni reali in cambio di beni finanziari. Bene, oggi vedremo come questi tre paesi di cui sopra accennavo, di fatto con le loro serie storiche smontano ancora una volta questi falsi miti, creati ad hoc per spaventare le persone e giustificare le politiche criminali oggi imposte da tutti i governi dell’Eurozona (tra cui ovviamente il caso Italia non è da meno, come sovente accade quando si tratta di fare il male e non il bene). Consideriamo in prima istanza l’Australia: si tratta di un paese assai ricco di materie prime, un paese quindi fortemente esportatore, ma anche fortemente importatore per quanto riguarda i prodotti finiti: http://it.wikipedia.org/wiki/Economia_dell%27Australia Come farà mai questo stato ad essere fra le prime economie al mondo ? Grazie alle sue materie prime ovviamente; senz’altro noi Italia non possiamo pensare di essere uno stato autonomo con una sua moneta, perché non abbiamo materie prime, mentre l’Australia ne è ricchissima e campa di surplus commerciali. Bene, ancora una volta facciamo affidamento alle fonti ufficiali e andiamo a vedere se veramente le cose stanno così: Nonostante ciò, non sembra affatto che la sua economia ne abbia risentito, con aumenti percentuali annui del PIL sempre ragguardevoli (in media circa 3-4% all’anno) e un livello di disoccupazione che solo in due anni superò la soglia del 10%, per poi ridiscendere in maniera pressoché costante e stabilizzarsi ad un livello inferiore al 6% (più o meno la disoccupazione che oggi ha la Germania, che vive di esportazioni). Mah che strano. Come mai tutto ciò ? Forse che l’aumento del reddito di una nazione non è dovuto solo agli scambi finanziari con l’estero, ma anche ad altre entrate, quali ad esempio la spesa pubblica, che non a caso aumentò sempre in maniera costante, mentre il debito pubblico (somma dei deficit annuali di uno stato) subì un’impennata proprio a partire dalla crisi finanziaria del 2007 ? Per quanto riguarda l’altro grande spauracchio, ossia, l’inflazione, divertiamoci ulteriormente andando a guardare le serie storiche di un paese non certo tra le economie più avanzate e nemmeno tra i più democratici e rispettosi dei diritti umani e del bene della popolazione, ossia, la Turchia: http://it.wikipedia.org/wiki/Turchia#Economia Dove l’economia mainstream non ha però ragione è sul parallelismo tra spesa pubblica e aumento dell’inflazione: Questo articolo è nato da un’idea del nostro referente economico Daniele della Bona e da un esempio riportato da Warren Mosler nel corso della riunione con gli attivisti ME-MMT tenutasi a Chianciano domenica 12 gennaio 2014 (e trascritta magistralmente da Mario Volpi). Un particolare grazie a tutti. Nota: tutti i grafici di cui sopra sono stati ottenuti mediante elaborazione dei dati ricavati dal sito del Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook Database: http://www.imf.org/external/ In alcuni casi i dati per gli anni ’80 del secolo scorso non sono disponibili. Cliccare qui per scaricare il documento in "pdf".
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Scritto
in codice HTML da Marco Cavedon in data 31-01-2014
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