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Crisi
del sistema bancario italiano. Alcune cose da sapere. (di
Marco Cavedon, postato il 10/01/2017). 1) Perché le popolari Banca Marche,
Carichieti, Carife e Banca Etruria sono fallite ? Banca Marche. La
crisi della banca è scaturita da concessioni “libertine” di prestiti, erogati
per gran parte dal vecchio Cda e dall’ex-direttore generale della banca
Massimo Bianconi. I prestiti erogati si sono ben presto
trasformati in crediti incagliati per un valore complessivo di oltre €3
miliardi, che hanno convinto Banca d’Italia a chiedere il
commissariamento della banca marchigiana nel 2011 (nel 2012 la banca rivelò
un buco di bilancio pari a €512 milioni). Banca Etruria. La
banca laziale, di cui il padre dell’ex ministro Boschi era vice-presidente,
tra il 2011 e il 2013 ha visto
allargare l’ammontare dei crediti deteriorati a livelli insostenibili. Visto
l’ammontare di crediti deteriorati sempre più pesante nel bilancio della
banca, il management ha deciso di compiere operazioni di copertura attraverso
l’acquisto di titoli di Stato che, effettivamente, hanno generato ingenti
profitti e hanno aiutato in parte a coprire le sofferenze. Nel
2015 però Bankitalia decide di commissariare la banca, reputando il trading
sui titoli di Stato troppo pericoloso e soprattutto vista la situazione
finanziaria della banca emersa dalle trimestrali 2014 (buco di bilancio di
€120 milioni). Carichieti. Nel
2014 arriva il commissariamento anche per Carichieti visto l’ammontare dei crediti in sofferenza
pari a €430 milioni e la perdita da circa €300 milioni dell’istituto di
credito abruzzese. Le perdite e i crediti in sofferenza sembra che siano
stati causati da prestiti facili erogati ad imprenditori abruzzesi. Carife. Carife
ha dichiarato perdite per 376 milioni di euro, dovute ad investimenti immobiliari non redditizi1. Vediamo
quindi, come abbiamo ribadito molte volte, come il comun denominatore che ha determinato la crisi di queste banche
sia il fatto che esse ad un certo punto si siano trovate tra le mani molti
prestiti non più esigibili. Questa è una diretta conseguenza
dell’applicazione delle politiche di bilancio dell’eurozona, che
impongono al settore pubblico di operare una costante riduzione dei deficit
di bilancio annuali. Lo stato quindi drena al netto dall’economia reale con
la tassazione sempre più risorse, diminuendo la domanda aggregata che è il
primo motore dell’economia e obbligando imprese e famiglie ad indebitarsi col
settore finanziario privato a condizioni sempre più rischiose. I
grafici di cui sotto raffigurano l’evoluzione annuale del debito delle
famiglie sul reddito disponibile e del debito delle imprese non finanziarie
in rapporto al surplus legato alla produzione lorda (non si tiene conto
dell’interesse derivante dal possesso di attività finanziarie). Fig 1: debito delle famiglie sul
totale del reddito disponibile (dati OCSE) – dati dal 2002 al 2015. Fig. 2: debito delle imprese in
rapporto al surplus annuale di produzione lorda – dati dal 2002 al 2015. 2) Decreto legge “salva banche” del 2015.
Cos’è e in che cosa consiste ? Per
permettere il salvataggio di queste 4 banche, il Governo vara l’ormai
famoso decreto “salva-banche”.
Attraverso il decreto si fa in modo di scorporare le parti deteriorate delle banche
(i crediti inesigibili) in una bad bank mentre, per le parti
sane, vengono costituite 4 nuove banche capitanate dall’ex manager di
Unicredit Roberto Nicastro. Le
nuove banche verranno messe presto all’asta, cercando di massimizzare il
profitto in modo da remunerare un apposito Fondo di Risoluzione1. 3) A cosa serve il Fondo di Risoluzione ? l
Fondo di Risoluzione sarà utile a rifinanziare le banche ponte costituite con
le parti sane degli istituti di credito falliti. Questo
fondo sarà finanziato completamente dalle banche italiane quali Ubi
banca, Unicredit, Intesa San Paolo e via discorrendo, per un importo
totale di €3,6 miliardi. 4) Quali sono state le conseguenze per i
risparmiatori clienti di queste banche ? La
parte del decreto sul quale si sono accese feroci polemiche riguarda il
coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti subordinati che
risponderanno in solido del fallimento delle banche. Il decreto, infatti,
prevede la svalutazione totale delle azioni dei 4 istituti di credito e la
conversione coatta delle obbligazioni subordinate in azioni1. E’
stata in tale modo anticipata da parte dello stato italiano la normativa
europea sul “bail – in” che vieta al settore pubblico di intervenire per
salvare i risparmiatori e le banche e che sarebbe entrata in vigore solo a
partire dal primo gennaio 2016 (della serie, più reali del re). Dopo
le forti proteste dei risparmiatori, il Governo cercherà di trovare una
soluzione per risarcire in parte gli obbligazionisti subordinati, mediante la
costituzione di un Fondo di
Solidarietà finanziato in minima parte da soldi pubblici per non violare
le regole UE sugli aiuti di Stato, attraverso il quale si risarcirebbe di
circa il 30% ogni obbligazionista subordinato. In
più, il Governo valuterà di erogare crediti di imposta ai
risparmiatori danneggiati utilizzabili nel corso degli anni in modo da
alleviare ulteriormente la situazione economica di questi ultimi1. Il
3 luglio 2016 entra in vigore il decreto che prevede il rimborso dell’80% per
gli obbligazionisti subordinati a determinate condizioni, tra le quali quelle
di non superare un reddito complessivo di 35.000 euro e un patrimonio
mobiliare pari a 100.000 Euro2. 5) Che cosa sono le obbligazioni subordinate
? I
bond subordinati sono uno strumento finanziario di debito che è una via di
mezzo tra un titolo azionario ed un’obbligazione. Il detentore del bond
subordinato riceve delle cedole da parte dell’emittente anche se, tuttavia, non
garantisce l’esenzione dal rischio di impresa al possessore
dell’obbligazione. In
termini sintetici, gli obbligazionisti subordinati possono essere definiti
come creditori di serie B (in caso di fallimento vengono prima liquidati
dipendenti, creditori, obbligazionisti e, nel caso delle banche, i
correntisti, almeno per ora). In
questo modo circa 150.000 risparmiatori hanno visto andare
in fumo i risparmi di una vita (portando, come tristemente noto, al suicidio
di un pensionato 68 enne) di cui 130.000 sono azionisti e 20.000
obbligazionisti subordinati. E’
stato calcolato che, in totale, i risparmiatori degli istituti di credito ci
hanno rimesso circa €1,2 miliardi. Il
decreto “salava banche” adottato dal Governo sembra ricalcare in parte la
nuova normativa europea del Bail-in che coinvolge azionisti,
obbligazionisti e correntisi sopra i 100.000 Euro nel caso di insolvenza
bancaria1. 6) Il caso Banca Popolare di Vicenza. Cosa è
accaduto ? Il
22 settembre 2015 vengono effettuate perquisizioni da parte della Guardia di
Finanza. Le indagini riguardano il periodo precedente al dicembre 2014,
cioè prima che la vigilanza sulla banca Popolare di Vicenza passasse
dalla Banca d'Italia alla Banca Centrale Europea e che
quest'ultima intervenisse imponendo una drastica pulizia nei conti che ha
comportato svalutazioni e perdite per miliardi di euro3. Dalle
risultanze degli accertamenti del team ispettivo della Banca Centrale Europea
è emerso che la Popolare di Vicenza ha erogato finanziamenti per 974,9
milioni ai propri clienti per far loro comprare azioni della banca.
Un fatto gravissimo che ha ripercussioni molto pesanti sul patrimonio dello
stesso istituto. Nel primo semestre del 2015 la banca ha chiuso con un rosso
pari a più di un miliardo di euro, dei quali la maggior parte dovuti alla svalutazione di crediti deteriorati (703
milioni di euro)4. A
seguito di ciò la BCE ha imposto alla banca un aumento di capitale pari a 1,5
miliardi di euro al fine di rientrare nel rispetto del limite del criterio
patrimoniale CET1 ratio, pari ad un valore minimo del 10%. Risultano
indagati per aggiotaggio (rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul
pubblico mercato o nelle borse di commercio) e ostacolo alla vigilanza
il presidente Gianni Zonin e l'ex direttore generale Samuele Sorato. L'amministratore
delegato Francesco Iorio ha varato un nuovo piano industriale che punta ad un
ritorno all'utile nel 2016, con la chiusura di 150 filiali
"improduttive", l'eliminazione di tutte le partecipazioni non
profittevoli, l'aumento di capitale in aprile 2016 e, subito dopo, la
quotazione in Borsa. Il
23 novembre 2015 il presidente Zonin rassegna le sue dimissioni
dopo quasi 20 anni alla guida della banca. Al suo posto viene nominato
l'imprenditore vicentino e vicepresidente di Confindustria, Stefano
Dolcetta. Il
5 marzo 2016 più di 11 mila soci della banca si sono riuniti in
assemblea per votare la trasformazione in società per azioni, l'aumento di
capitale e la quotazione in Borsa. Tutte le tre delibere sono state
approvate, non senza polemiche e contestazioni. All'aumento
di capitale di fine aprile 2016 aderiscono solamente 5.000 vecchi azionisti
su 120 mila, corrispondenti al 7,66% del capitale sociale, notevolmente meno
della percentuale minima stabilita dalla Borsa Italiana per
assicurare un flottante (il numero di azioni circolanti, emesse da una
società, non rappresentative della parte di capitale che costituisce
partecipazione di controllo) sufficiente, pari al 25%; per cui il 2 maggio
viene negata l'autorizzazione alla quotazione alla Borsa di Milano. Come
conseguenza di ciò le domande presentate sono considerate nulle e tutto
l'aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro, con l'emissione di 15 miliardi
di nuove azioni a 0,10 euro, viene interamente sottoscritto dal “Fondo
Atlante” che arriva così a controllare il 99,33% del capitale azionario
dell'istituto. Francesco Iorio ha rassegnato le dimissioni il 6 dicembre 2016
e il suo posto è stato preso da Fabrizio Viola3. 7) E per il caso Veneto Banca ? Sostanzialmente
le modalità sono state le stesse rispetto quanto verificatosi con Banca
Popolare di Vicenza. L'assemblea
straordinaria dei soci del 19 dicembre 2015 approva la trasformazione da Soc.
Coop. a Società per Azioni (S.p.A.) come richiesto dal decreto legge 3/2015
del Governo Renzi, e la conseguente quotazione in borsa, con la
necessità di un aumento di capitale da 1 miliardo di € per migliorare i
deteriorati coefficienti patrimoniali (CET1 ratio). I soci dissenzienti
possono recedere al prezzo di 7,30 € (perdita del valore dell'80% sul valore
nominale), come determinato dal consiglio di amministrazione del 2 dicembre
2015. All'aumento
di capitale di fine giugno 2016 aderiscono solamente il 2,2% dei vecchi
azionisti, notevolmente meno della percentuale minima stabilita
dalla Borsa Italiana per assicurare un flottante sufficiente, pari
al 25%; per cui il 27 giugno viene revocata l'autorizzazione alla quotazione
alla Borsa di Milano. Come conseguenza di ciò, agli aderenti viene
riconosciuto il diritto di revoca, che viene esercitato per un totale di
108.131.234 nuove azioni; tutto il resto dell'aumento di capitale da un
miliardo di euro, con l'emissione di 10 miliardi di nuove azioni a 0,10 euro,
viene sottoscritto dal "Fondo Atlante" (9.885.823.295 azioni, per
un controvalore complessivo di 988.582.329,50 euro), Fondo che arriva così a
controllare il 97,64% del capitale azionario dell'istituto5. Anche
in questo caso, nel 2015 si è dovuto far ricorso ad una massiccia svalutazione dei crediti deteriorati (pari a 530 milioni di
euro). La presenza di prestiti divenuti inesigibili ha avuto anche qui un
peso preponderante nella crisi di questa banca6. Dopo
il quasi totale azzeramento
del valore delle azioni di Veneto Banca e Popolare di Vicenza avvenuto
nel 2016 e a seguito della ricapitalizzazione avvenuta grazie al “Fondo
Atlante”, questi due istituti hanno proposto un’offerta
di indennizzo a 169.000 azionisti (pari all’82% del totale) che hanno
acquistato azioni negli ultimi 10 anni, pari però ad una minima parte delle
perdite e a condizione che nei primi 3 mesi del 2017 aderisca alla proposta
almeno l’80% dei risparmiatori coinvolti. 8)
Che cos’è l’indice patrimoniale CET1 ratio (o Common Tier Equity 1)? E’
il parametro principale a cui banche, investitori e risparmiatori fanno riferimento
per valutare la solidità di una banca. La BCE istituisce
valori soglia di CET1 per ogni banca e per ogni Paese, anche se in linea
generale il valore minimo indicato è quello dell’8%. L’acronimo
CET1 ratio sta in realtà per Common Tier Equity 1 ratio ed è
il maggiore indice di solidità di una banca. Questo rapporto, espresso in
percentuale, viene calcolato rapportando il capitale ordinario (azioni
ordinarie più riserve) (Tier 1) con le attività (crediti della banca)
ponderate per il rischio. Cosa
significa in sintesi questo rapporto? In sostanza il CET1 ratio ci dice con
quali risorse l’istituto oggetto di valutazione riesce a garantire i prestiti
concessi ai clienti ed i rischi rappresentati dai crediti
deteriorati (o non performing loans). La BCE e
le autorità europee hanno deciso che tale indice non può essere inferiore
all’8% in tutti gli Stati, pena il commissariamento della banca come avvenuto
in Italia con Banca Etruria per fare un esempio. Ad
ogni Paese membro dell’UE è stato assegnato un CET1 ratio minimo per i propri
istituti e all’Italia è stato designato un 10,5% in linea generale. Si parla
di linea generale poiché la BCE, tramite il meccanismo unico di vigilanza,
decide di volta in volta il target di CET1 per ogni istituto di credito. Come
viene regolato ogni singolo CET1? La BCE periodicamente svolge gli Srep test
(acronimo di Supervisor Review and Evaluation Process) che le
banche devono superare. Superata la fase di test, la BCE indica all’istituto
di credito interessato il target di CET1 ratio da raggiungere in un certo
periodo di tempo7. 9) Banca Monte dei Paschi di Siena. Cos’è
accaduto ? Anche
in questo caso la crisi della banca è scaturita
in prima istanza dai crediti deteriorati (45 miliardi di euro su un
totale di 350 miliardi che coinvolgono l’intero sistema bancario italiano),
oltre che a causa di operazioni rischiose (quali l’acquisto a sovraprezzo di
Banca Antonveneta) e l’utilizzo di strumenti finanziari derivati (cioè legati
al valore di un altro strumento finanziario o sottostante, quindi strumenti
speculativi) per coprire le perdite (conseguenza comunque anche questa delle
politiche europee che impongono con la restrizione dei deficit la riduzione
della domanda aggregata, che causa la crisi delle aziende e il deteriorarsi
dei crediti loro concessi). Un’altra
causa è sempre legata alle politiche imposte dall’UE (la normativa sul
bail-in) che coinvolgono i risparmiatori nel salvataggio degli istituti in
difficoltà e che hanno causato dal settembre 2014 al settembre 2015 per le
banche italiane un calo del 27% dei titoli bancari nelle mani di investitori
retail (investitori che comprano e vendono titoli per il proprio vantaggio e
non per altre compagnie o organizzazioni)8,9. Di
seguito si riassumono le principali vicende. Il
30 luglio 2013, a Siena il pubblico ministero ha concluso le indagini sul
dissesto che l'acquisizione sovrapprezzo della Banca Antonveneta avrebbe
portato al Monte dei Paschi di Siena e mandato undici avvisi di garanzia, uno
dei quali all'ex presidente Giuseppe Mussari, uno ad Antonio Vigni, ex
direttore generale e uno a Gianluca Baldassarri, ex capo dell'area finanza,
ai quali vengono imputati molti reati, come la manipolazione dei mercati e
l'ostacolo alle attività di vigilanza. Oltre il Monte dei Paschi è stata
indagata l'americana JPMorgan Chase. Un
altro filone d'inchiesta riguarda i contratti derivati Alexandria e
Santorini, sottoscritti con la banca giapponese del Gruppo Nomura e
la banca tedesca Deutsche
Bank. I dirigenti incriminati si sono serviti dei derivati per coprire
alcune perdite accusate in bilancio, spostandole sugli esercizi futuri.
Questi contratti non sono stati rivelati né ai controllori interni né alla
Banca d'Italia, che vigila su tutti gli istituti di credito; anche il
consiglio d'amministrazione non è stato informato. Solo quando sono arrivati
al Monte i nuovi vertici, queste operazioni e altre simili sono state
scoperte. La Deutsche Bank era già sotto inchiesta in Germania. Il
31 ottobre 2014 si è concluso un processo riguardo un primo stralcio di
questa inchiesta, con la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno e
con l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, di Giuseppe Mussari,
Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, per ostacolo all'Autorità di
Vigilanza. I restanti filoni d'inchiesta vengono trasferiti
successivamente per competenza territoriale al Tribunale di Milano. Un'altra
inchiesta, aperta dalla Procura di Siena, riguarda la «banda del 5 per
cento»: Gianluca Baldassarri, secondo l'accusa, era il capo di una banda di
esperti della finanza che per più di dieci anni hanno rubato il 5% sulle
operazioni finanziarie. Un'ultima
inchiesta riguarda i reati fiscali durante la gestione dal 2005 al 2008; sono
imputate 11 persone fra ex vertici e manager del Monte dei Paschi8. A
seguito del fallimento dell’aumento di capitale necessario per il rispetto di
quanto richiesto dalla BCE (che ha
elevato la richiesta di ricapitalizzazione da 5 miliardi a 8,8 miliardi a
fine dicembre 2016), il governo ha ottenuto il via libera dal parlamento per
un nuovo decreto legge “salva banche”, che prevede un aumento per il 2017 di
20 miliardi di debito pubblico per finanziare il salvataggio degli istituti
in difficoltà, compreso Monte dei Paschi10. 10) I test eseguiti dalla BCE per valutare
la solidità di una banca sono davvero affidabili ? La
Banca Centrale Europea nell’eseguire i suoi test sul grado di affidabilità di
un istituto bancario ipotizza degli scenari avversi impostando un valore
limite per l’indice patrimoniale CET1 ratio, sotto il quale non bisogna
andare. Questo indice tiene conto del capitale ordinario (azioni ordinarie
più riserve) rapportato alle attività della banca in esame (i prestiti
concessi) ponderate per un fattore di rischio. In
caso di una nuova forte recessione, applicando le regole della FED (la banca
centrali degli USA) l’istituto tedesco ZEW ha calcolato per Deutsche Bank una
ricapitalizzazione necessaria pari a 19 miliardi di euro, una cifra superiore
di due miliardi all’attuale valore borsistico dell’istituto e molto
complicata da rastrellate in un momento in cui i mercati guardano con
diffidenza alle aziende del credito11.
Il
metodo applicato dalla FED per valutare la solidità delle banche è il
leverage ratio, che considera il valore totale di tutti i prestiti realizzati
da una banca, mentre il CET1 ratio pondera i crediti in funzione del rischio.
Altre differenze di metodologia includono differenti limiti prudenziali
applicati agli indici patrimoniali, differenti proiezioni di perdite sotto
gli scenari di stress e diversi metodi di valutazione del valore delle azioni12. Nel
valutare il grado di solidità di un istituto finanziario, a livello europeo
non vengono considerati importanti fattori quali l’effetto dei tassi di
interesse negativi applicati per decisione di Mario Draghi sulle riserve
detenute presso la banca centrale, nonché l’esposizione agli strumenti
finanziari derivati (si stima che Deutsche Bank sia esposta ai derivati per
un valore lordo pari a 55 mila miliardi di euro). Non
è la sola Deutsche a uscire con le ossa rotte dopo essere passata sotto la
lente dello ZEW. Sono state infatti 51 le banche europee esaminate. E il
risultato è choccante: il fabbisogno di risorse fresche è di 123 miliardi,
con i casi più problematici rappresentati, oltre che da Deutsche, dalle
francesi Société Générale (13 miliardi) e Bnp Paribas (10 miliardi), la cui
capitalizzazione di Borsa è, però, superiore al potenziale buco. Alla faccia
della virtù dei tedeschi11. 11) Ma la crisi bancaria esiste solo in
Italia ? Gli altri paesi europei sono più virtuosi di noi e non intervengono
mai con soldi pubblici ? Abbiamo
appena visto sopra che la situazione non è affatto così e che applicando i
più rigorosi parametri della FED le banche più in crisi sono quelle tedesche
e francesi. Per quanto riguarda l’intervento con fondi pubblici per la
ricapitalizzazione delle banche in difficoltà, l’Italia dal 2008 al 2014 ha
speso solo 4 miliardi di euro, contro i 238 miliardi spesi nello stesso
periodo dalla Germania (vedere immagine sotto)13. 1: https://www.forexinfo.it/Banche-fallite-cause-conseguenze 3: https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Popolare_di_Vicenza
5: https://it.wikipedia.org/wiki/Veneto_Banca
6: https://www.forexinfo.it/Banche-in-crisi-il-caso-Veneto 7: https://www.forexinfo.it/Cet-1-ratio
8: https://it.wikipedia.org/wiki/Banca_Monte_dei_Paschi_di_Siena#Scandalo_MPS 12: http://www.sascha-steffen.de/uploads/5/9/9/3/5993642/benchmarking_august2016.pdf
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